Primavera & Poesia
Come da calendario oggi inizia la primavera e ricorre la giornata mondiale della poesia: vi proponiamo questi versi di Mariangela Gualtieri e vi annunciamo che Mardilibri parte con un nuovo sistema di lavoro, cucito per questo difficile momento in cui, tuttavia, il libro può essere un conforto e diventare un “bene essenziale”.
Ora più che mai serve intraprendere e sostenere un’economia circolare, che forse non sarà concorrenziale da un punto di vista economico ma darà a tutti la possibilità di poter ritrovare quei luoghi del cuore nella propria città quando potremo ricominciare a passeggiare.
Usufruendo del nostro sito, della pagina facebook attiva e sempre aggiornata (mardilibri), del profilo Istagram (mardilibri), della posta elettronica (mardilibri@gmail.com), di Whatsapp (329-0722684), scriveteci cosa vi serve e noi provvederemo a farvelo recapitare tramite il Corriere Carrai Sandro.
Naturalmente vi terremo aggiornati sulle nostre proposte, e uno spazio speciale sarà dedicato come sempre all’editoria dei ragazzi di ogni età per allontanare un pò la paura, alla quale questo stravolgimento di vita, li sottopone.
Se spenderete una cifra pari o superiore a 50 euro, la spesa del corriere la sostiene la libreria, in caso contrario noi vi offiamo un caffè e voi vi occupate delle spese.
Sono gradite anche le vostre poesie ispirate da questi momenti particolari, che pubblicheremo sulla nostra pagina FB.
“Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.
Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.
E poiché questo
era desiderio tacito comune
come un inconscio volere –
forse la specie nostra ha ubbidito
slacciato le catene che tengono blindato
il nostro seme. Aperto
le fessure più segrete
e fatto entrare.
Forse per questo dopo c’è stato un salto
di specie – dal pipistrello a noi.
Qualcosa in noi ha voluto spalancare.
Forse, non so.
Adesso siamo a casa.
È portentoso quello che succede.
E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.
Forse ci sono doni.
Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.
C’è un molto forte richiamo
della specie ora e come specie adesso
deve pensarsi ognuno. Un comune destino
ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.
O tutti quanti o nessuno.
È potente la terra. Viva per davvero.
Io la sento pensante d’un pensiero
che noi non conosciamo.
E quello che succede? Consideriamo
se non sia lei che muove.
Se la legge che tiene ben guidato
l’universo intero, se quanto accade mi chiedo
non sia piena espressione di quella legge
che governa anche noi – proprio come
ogni stella – ogni particella di cosmo.
Se la materia oscura fosse questo
tenersi insieme di tutto in un ardore
di vita, con la spazzina morte che viene
a equilibrare ogni specie.
Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,
guidata. Non siamo noi
che abbiamo fatto il cielo.
Una voce imponente, senza parola
ci dice ora di stare a casa, come bambini
che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,
e non avranno baci, non saranno abbracciati.
Ognuno dentro una frenata
che ci riporta indietro, forse nelle lentezze
delle antiche antenate, delle madri.
Guardare di più il cielo,
tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta
il pane. Guardare bene una faccia. Cantare
piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta
stringere con la mano un’altra mano
sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.
Un organismo solo. Tutta la specie
la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.
A quella stretta
di un palmo col palmo di qualcuno
a quel semplice atto che ci è interdetto ora –
noi torneremo con una comprensione dilatata.
Saremo qui, più attenti credo. Più delicata
la nostra mano starà dentro il fare della vita.
Adesso lo sappiamo quanto è triste
stare lontani un metro.”